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      Li quali 26 morirono dalli 23 di decembre fino alli 5 di gennaio, quando uno, quando duoi e piú al giorno, e li davamo il mare per sepoltura.
      Adí 31 decembre, mancatone in tutto il vino e vista la cruda esperienza di nostri 26 compagni, che per bere dell'acqua del mare morirono, la necessità ne fece buon stomaco, cioè di pigliar della nostra urina per spegner la sete. E già vi erano di compagni usi a torne in abondanzia, perché, mancatali l'abondante copia del vino, non potevano tolerar la sete, non che scacciarla, anzi avevano per somma grazia di poterne impetrar da' compagni, de' quali ve ne furono alcuni che la negavano al piú suo propinquo per riservarla a se medemi. Vero è che alcun di noi cautamente la mortificava con alquanto siropo di gengevo verde o di limoni a caso rimastici, durante questo fin al quinto di gennaio, ogn'ora piú usandoci a maggiori estremità.
      Adí 3 di gennaio 1431 avemmo vista del primo terreno, il che ne porse somma speranza, avenga che fosse molto distante, dove vedemmo alcuni scogli sopravento colmi d'infinita neve, alli quali, per esserne i venti contrarii, non potemmo accostarci con la vela, e manco con li remi, per esser le nostre braccia grandemente indebilite: onde pur ci afforzavamo d'appressarvici secondo il vento, ma, per la correntia dell'acqua trapassandoli del tutto, li perdemmo di vista.
      Adí 5 del detto avemmo vista d'un piú alto scoglio sotto vento, il quale scorrendo, subito ci afforzammo di accostarvici, benché scorremmo per alquante ore.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837