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      E visto noi esser soprani allo scoglio pur lontano, allargammo la vela per andarvi, talché circa le tre ore di notte vi fummo appresso, e forse troppo: ma mediante il lume della divina clemenzia s'accorsero quelli da proa dell'occulto e sassoso scoglio, onde subito fu ordinato a quelli del timon che dovessero tirare a poggia. Noi ci trovavamo in grandissimo pericolo di manifesto e certo naufragio, per esservi sotto sassi infiniti che ne facevan spaventar, percioché eravamo entrati fra due scogli in un luogo che a torno a torno era petroso e innavigabile; nel qual punto essa misericordia di Dio, per salvarne, subito mandò un colpo di mare senza rottura, il qual a peso ne cavò salvi fuori di quella concavità, benché per questo cargasse la fusta di molta acqua, la qual subito riseccammo. Il che veramente conoscemmo esser dono del Signor Dio, che secondo i bisogni nostri e casi estremi ne porgeva ardire, vigor e sapere, del corpo come della mente.
      E andando alla via d'uno piú alto scoglio, avemmo vista d'una valle posta fra duoi prossimi monti, nella qual volendo entrare, circa la quarta ora di notte, i crudel venti non ne lasciavano. E accesi di grandissimo desiderio di smontar in terra, ripigliammo vigore e a forza di remi e col divino aiuto entrammo nella detta valle, a punto nel men dubbioso luoco, quasi nel suo principio, nel qual subito che si sentí toccar con la fusta la rena, cinque de' nostri compagni, piú desiderosi del bere che d'altra recreazione, saltorono in acqua senza riguardo alcuno, ancor che fosse molto alta, e s'aviorono verso la neve, e tanta n'inghiottirono ch'era cosa incredibile.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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