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      Poi a noi ch'eravamo rimasti in barca per defenderla dal batter del mare ne portorono gran quantità, della quale con grande avidità ne pigliammo ancor noi fuor di misura.
      E discorrendo secondo i nostri iudicii, che avendo scorsi con questa fusta giorni 18 dal dí che ci partimmo dalla nave fin questo dí 6 di gennaio, sempre camminando fra greco e levante, e non di minor vento che di sei miglia per ora, noi eravamo trascorsi da duoimila e cinquecento miglia e piú, senza mai veder terreno alcuno.
      Adí 6 di gennaio, a punto il solenne giorno dell'Epifania, smontammo in terra 19 di noi in questo disabitato e arido luogo, chiamato l'isola di Santi, in la costiera di Norvega sottoposta alla corona di Dacia, lassando duoi altri alla guardia della debole barca, acciò dalle percosse del mare non fosse rotta. E quivi smontati col favor d'un remo c'ingegnammo d'accender fuoco, e con la casettina del fucile ci riducemmo nel men scoperto luogo da' venti: e visto il fuoco la natura pur prese alquanto di vigore. Ma questa prima notte, per li già patiti disagi, tre di nostri compagni smontati in terra morirono, e li due compagni ch'erano rimasi in barca, visto che niuno andava né andar poteva a darli aiuto né scambio, abbandonarono la barca con li suoi coredi, e tremanti, freddi e mezi morti ne vennero a ritrovare, dove pur alquanto si scaldorono. Vista per noi l'estrema nostra calamità, e comprendendo quest'isola esser disabitata, e accorgendoci chiaramente, per li fumi e fuochi che noi vedevamo, ch'altra isola ch'era appresso a noi cinque miglia era abitata, noi 18 rimasi deliberammo d'andar a quella.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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