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      In questa isola sono dodici casette con circa bocche 120, per la maggior parte pescatori, e sono dalla natura dotati di ingegno di saper far barche, secchie, tine, cesti, reti d'ogni sorte e ogni altra cosa che sia necessaria per il suo mestiero, e sono l'un verso l'altro molto benivoli e serviziali, desiderosi di compiacersi piú per amore che per sperar alcun servizio o dono all'incontro. Il forzo de' loro pagamenti e baratti, in luoco di moneta battuta, sono pesci chiamati stochfis, quasi tutti d'una misura, di quali ogn'anno seccano al vento copia infinita, e li caricano al tempo di maggio, conducendoli per li reami di Dacia, cioè Svezia, Dacia e Norvega, pur tutti sottoposti al re di Dacia, dove barattano detti pesci a corami, panni, ferro, legumi e altre cose delle quali essi hanno carestia. Poche altre cose per vivere si trovano qui oltra il pesce; pur alle fiate qualche poco di carne di bue, latte di vacca, del quale con segala e non so che altra mistura fanno pane di cattivo sapor. Il loro bere è latte agro, ch'è dispiacevole a chi non è avezzo; usano anco cervosa, cioè vino cavato di segala. Noi mangiammo del pesce passera, li quali sono grandissime e da non poter credere: ne vedemmo alcune assai piú lunghe di sei piedi di misura commune veneziana, larghe su la schiena piú di duoi piedi, e per altezza grosse piú di duoi terzi d'un piede, cosa mirabile a dire. Vestono gli uomini di pelle rosse e tal nere, difensive dell'acqua, e se usano panni sono grossi, di colori azzurri, rossi e berrettini, condutti di Dacia, di picciol prezzo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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