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      E poco tempo dapoi ruppe gran guerra al detto Tartaro Lasilbas, per una certa emulazione d'imperio che vegghiava tra l'uno e l'altro; dove Lasilbas con grosso esercito venne contra i sofiani e, attaccata con lor la battaglia feroce e sanguinosa, fece per molte ore da valente uomo: tuttavia, prevalendo le forze de' nimici, rotto e ributtato si salvò con la fuga in Samarcant. Fu questa vittoria la piú illustre che mai avesse Ismaele, perché aveva combattuto con nimici grandi guerrieri e famosi in arme per tutto il Levante: onde il Turco e il soldano entrarono in molto sospetto della potenza d'Ismaele, giudicando l'uno e l'altro che, se il Tartaro rimaneva in tutto vinto, aprivano a Ismaele la strada d'acquistarsi l'Asia e l'Egitto, poi che in Levante non ci erano altri signori che fossero piú potenti di loro appresso il Tartaro Lasilbas.
      Per la qual cosa Selim gran Turco, inteso che Ismaele era occupato nella guerra che faceva alla città di Samarcant, ch'era la principale che possedeva il signor tartaro, mise insieme un grossissimo esercito di Turchi e si mosse in persona contra la Persia, l'anno mille e cinquecento e quattordici, e fece la via del fiume Sivas, che è settecento miglia lontano da Costantinopoli e da Tauris settecento e quarantacinque, che si può dire che di poco era a essere in mezo delle due dette città, e passato il fiume Lai marchiò a gran giornate avanti per il paese di Arsenga. Il che sentito Ismaele, che era in Tauris senza la sua banda ordinaria, che stringeva Samarcant, si diede a far genti a furia, con le quali fatto un assai buon esercito lo mise sotto due suoi molto valenti capitani, un detto Stacalú Amarbei e l'altro Aurbec Samper, e li mandò alla volta di Selim, acciò che ritardassero con le scaramuccie il suo empito, finch'egli, raccozzati insieme maggiori genti, si trovasse gagliardo in campagna come il nimico a far giornata.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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