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      Il quale, dimandando lor da parte del re chi erano e di dove venivano, raccolse il tutto e lo riferí al re, il quale, intese tutte queste cose, volle che si fermassero nel paese. Perché essi, facendo il suo comandamento per non si poter altro fare, stettero cinque anni nell'isola e appresero la lingua; e un di loro particolarmente fu in diverse parti dell'isola, e narra che è ricchissima e abbondantissima di tutti li beni del mondo, e che è poco minore di Islanda, ma piú fertile, avendo nel mezo un monte altissimo dal quale nascono quattro fiumi che la irrigano. Quelli che l'abitano sono ingeniosi e hanno tutte l'arti come noi, e credesi che in altri tempi avessero commercio con i nostri, perché dice d'aver veduti libri latini nella libraria del re, che non vengono ora da lor intesi. Hanno lingua e lettere separate, e cavano di dove traggono pellereccie e zolfo e pegola; e verso ostro narra che v'è un gran paese molto ricco d'oro e popolato. Seminano grano e fanno la cervosa, che è una sorte di bevanda che usano i popoli settentrionali, come noi il vino. Hanno boschi d'immensa grandezza, e fabricano a muraglia, e ci sono molte città e castella. Fanno navili e navigano, ma non hanno la calamita, né intendeno col bossolo la tramontana.
      Per il che questi pescatori furono in gran pregio, sí che il re li spedí con dodici navili verso ostro, nel paese che essi chiamano Drogio; ma nel viaggio ebbero cosí gran fortuna che si tenevano per perduti. Tuttavia, fuggita una morte crudele, diedero di petto in una crudelissima, perciò che, presi nel paese, furono la piú parte da quelli feroci popoli mangiati, cibandosi essi di carne umana, che tengono per molto saporita vivanda.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Islanda Drogio