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      E conciosiaché un Tartaro abbi una moltitudine di mogli, ha ogniuna casa per sé e famiglia: or con una, or con l'altra mangia, beve e dorme. Nientedimeno una fra le altre è la maggior, con la qual piú spesso dimora; e, con tutto che son tante, rare volte s'appicciano insieme.
     
     
      Delle superstiziose tradizioni che essi o li suoi maggiori hanno fatto.
      Cap. 5.
     
      Per certe constituzioni che essi o li suoi antecessori hanno ordinato, dicono alcuni peccati esser indifferenti: uno è poner il coltello nel foco, over a qualunque modo toccare il foco col ferro, ed etiam tirar fori della caldiera la carne col coltello, over tagliar con la manera appresso il foco, imperoché credono cosí tagliarsi la testa al foco. Un altro è appoggiarsi a quel flagello con che si percuote il cavallo, perché non sanno ciò che siano speroni, e con la medesima scorizata toccar le frezze, pigliar uccelli gioveni e occiderli, batter il cavallo col freno, un osso romper con un altro, gettar in terra latte o altre vivande, urinar nella sua stanza. La qual cosa se alcuno fa di volontà, è occiso; se per necessità, bisogna che dia molti danari all'incantatore, dal qual vien mondato e purificato, il quale eziandio faccia che la stanza con tutte le masserie passino per mezo due fuochi: innanzi che a questo modo sia purificata, niuno è ardito intrare o portar fuori alcuna cosa. Oltra di questo, se qualche morsello si mette nella bocca d'uno che, non lo potendo inghiottire, lo mandi fuora subitamente per la fenestra tonda della sua stanza, lo cavano fuora e senza pietà l'ammazzano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Tartaro