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      Ma perché il duca Daniele, fratello del predetto Wasilicone, ito al Baty, non era presente, non potero dar di questo ultima risposta.
      Poscia Wasilicone ne mandò con un suo sergente fino in Kionia, città metropolitana di Rossia. Nientedimeno andavamo sempre con paura di morte per li Lituani populi, che solevano spesso far assalto in Rossia, e specialmente in quelli luoghi per quali passavamo. Ma per il predetto sergente eramo securi da' Ruteni, delli quali etiam una grandissima parte presa e morta era da' Tartari. Nella città Damilone fossimo amalati a morte, nientedimanco per una carretta con freddo e neve ci facemmo trarre. Essendo adonque venuti in Kionia, auto consiglio del nostro camino col caporale e altri nobili, ne fu risposto che, se conducessimo li nostri cavalli nelli confini de Tartaria, quando fosse gran neve tutti morirebbono, conciosiaché non saperebbono cavare l'erba sotto la neve come li tartareschi, né si potria trovar altro da pascerli, però che li Tartari non hanno né strame né fieno né altro pascolo. Onde determinammo lassargli con due famigli che gli avessino in governo, e perciò mi fu necessario far presenti al caporale, acciò ne fosse benigno in dar cavalli e salvocondutto. Il secondo giorno poi la festa della Purificazione, preso cammino, giungemmo ad una villa di Canona, la quale era immediate sotto Tartaria, il prefetto della quale ne diede cavalli e condutta fino ad un'altra; nella qual trovammo prefetto Michea, pieno d'ogni scelerità, il qual, pigliato ciò che gli piacque, ne condusse fino alla prima guardia de' Tartari.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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