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      In che modo fussimo ricevuti dal gran prince Baty.
      Cap. 20.
     
      Giunti nelli confini de' Comani al Baty, fummo posti una lega lunge dalle sue stanze, e poi fussimo menati alla sua presenzia. Ne fu detto esser necessario prima passar per mezo due fochi, ma noi questo per nissun modo volevamo fare. Quelli ci dissero: "Andate securamente, che per altra causa non facciamo se non che, portando voi qualche mal pensiero al nostro signore, over veneno, il foco vi lievi ogni cosa nociva". A' quali rispondemmo che, acciò di tal cosa non avessero sospizione, volentieri eramo apparecchiati di passare. Venuti adonque ad orda, over padiglione, fummo interrogati dal suo procuratore Eldegay in che modo volessimo inchinarsi: fu detto quello che di sopra a' procuratori di Corenza, onde, dati li doni e intesa la causa della nostra venuta, fummo introdotti alla stanza del signore. Fatte quelle circonstanze d'inchinarsi e non toccar il soglier della porta, entrati dentro dicemmo inginocchione la nostra ambasciata, e, date le lettere, fu molto pregato che volesse dare interpreti a traslatar quelle. Furono dati nel venerdí santo, e cosí con loro translatammo diligentemente quelle in lingua rutena, saracina, e tartaresca; la qual interpretazione fu presentata al Baty, che poi l'ebbe molto ben letta e notata. Finalmente fummo redutti alla nostra stanza, ma non ne diedero vivanda alcuna, eccetto una fiata la notte che giungemmo, un poco di miglio in una scutella.
      Questo Baty sta con gran magnificenzia, tenendo ostiarii e officiali come imperatore; senta in uno loco eminente, come sedia regale, con una delle sue mogli.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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