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      In questa contrada sono certe sorti de canne delle quali alcune son passi cinquanta di longhezza, e grandi come arbori; alcune altre sono quale a modo di gramegna per la terra s'estendeno, domandate casar, dove in ciascun nodo d'esse sono le radici le quali produceno altri rametti, e quelli da rami in rami procedendo s'estendono per piú d'un miglio. In esse se trovano pietre di tal virtú che quelli che le portano addosso non ponno esser da spada né da alcun ferro offesi, per il che molti uomini menano li lor figliuoli, alli quali essi fanno una ferita picola al braccio, nella quale essi dentro mettono de quelle pietre, e quella poi con una polve de un certo pesce e con quelle pietre dentro consolidano. Molti diventano gagliardi e animosi corsari, dalli quali gli altri naviganti vedendo esser grandemente offesi e non potere da quelli con arme di ferro difendersi, cominciano per loro defensione a fare certi pali acutissimi di un fortissimo legno fatti e con ferro legati; con li quali (essendo da ditti corsari assaliti) e con certe altre saette similmente acutissime quelli feriscono e da essi, essendo massimamente quelli poco armati, gagliardamente in questo modo si difendono. Delle predette canne similmente ne fanno vele alle lor nave, sostorie, pagliette, e altre cose di molta utilità. Finalmente in questa contrada sono di grande maraviglia, e tali che narrandole non sarebbono credute, onde non ho curato troppo di scriverle.
      Questo regno per molte giornate è distante da un altro regno domandato Zapa, il paese del quale è molto ricco di robbe e altre cose che sono all'uso dell'uomo necessarie.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Zapa