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      Finalmente, piú volte mi maravigliai come tanta gente e numero di uomini vi potesse capire; e sotto di essa sono li borghi, nelli quali non minor numero di gente vi sono che sia in essa città.
      Qua capitando quattro nostri frati minori, convertirono un grande e potente uomo alla fede nostra, nella casa del quale allora alloggiai, e quello alle volte mi diceva: "Atha, - che vuol dire padre, - piace a voi venir meco a spasso vedendo la terra?" Al qual io risposi piacermi, per il che, in una barca montati, andassimo ad un gran monastero, al qual intrati chiamò a sé un di quelli religiosi; e quello là venuto, mostrandomi gli disse: "Vedete voi questo raban frach (cioè questo uomo religioso)? Costui viene dalle parti occidentali e va al presente in Cabalec a pregar alli dei la vita del gran Cane. Per il che vi prego che mostriate alcuna cosa nuova a costui, ch'esso poi, partito di qui, possa in questa città di Cansay avere alcuna cosa nuova visto raccontare". Quale rispose esserli grato far tutto quello ne piacesse, e cosí di là andassimo seco. Qual prese prima dui gran mastelli pieni di molene e altri fragmenti quali doppo la lor tavola avanzavano, e quelli presi andassimo ad un certo giardino nel quale, aperta primo la porta d'esso, entrassimo, dove era un monticello di delettevoli e ameni arbori pieno. Cosí stando, il predetto uomo prese un cimbalo e quello preso incominciò a sonare, al suono del quale varii e diversi animali che in quello monticello dimoravano si movevano, e giú dal detto monte a tre a tre ordinatamente li vedevamo scendere: delli quali alcuni erano come gatti maimoni, alcuni altri avevano la faccia di uomo, altri di diversa sorte.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Cabalec Cane Cansay