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      Quindi navigammo 18 giornate, trovando sempre città e castella, e pervenimmo ad un monte altissimo nel qual mi parve veder cosa strana, che da quel lito dove noi discendessemo io viddi uomini, le donne e bestie tutti negrissimi piú che carboni spenti, e da l'altro lato verso oriente erano tutti, uomini e donne e bestie, bianchissimi; ma l'una parte e l'altra mi pareva che vivessino e vestisseno come bestie. Le donne maritate portano in testa un corno di legno coverto di pelle, lungo piú di due spanne, a mezo la fronte.
      Qui poco dimorammo e, partiti, arrivammo ad una città chiamata Belsa, che ha un fiume che passa per mezo la terra, e fuori ha un grandissimo ponte di marmo e da capo ha una bella osteria. E lo ostieri, per darci piacere, ci disse se noi volemo veder pescare, e menocci al lato del ponte dove il fiume era piú largo, là ove erano molte barche; ed eracene una che pescava con un pesce che loro chiamano marigione. E l'oste ne aveva un altro, e quello tolse, e tenevalo con una corda messa in una bella collana: è ben vero che noi ne avevamo veduti ne' nostri paesi assai, e molti lo chiamano veglio marino. Questa bestia avea il muso e 'l collo com'una volpe, e i piedi davanti com'un cane, ma avea le dita piú longhe e i piedi di dietro come un'oca, e la coda col resto del busto come un pesce. Quale l'oste lo mandò giú nel fiume ed egli, cacciatosi dentro, cominciò a prendere di molto pesce con la bocca, tuttavia mettendolo nella barca: e giuro che in meno di due ore n'empí piú di dui cestoni, e similmente fecero gli altri pescatori.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Belsa