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      Ma fatta una grande uccisione di loro, l'imperatore, come tempo gli pare, grida "sio", che vuol dire misericordia alle bestie: alla cui voce i cacciatori suonano raccolta e chiamano i cani dalla preda e gli uccelli, e fa riserrare le bocche della selva, che le bestie non vi possino piú entrare. Ciò fatto, il signore monta sopra uno elefante, accompagnato da quaranta over cinquanta baroni, andando saettando le bestie che passano dinanti a loro. L'altro giorno poi fa pigliar le bestie morte e le ferite, e ciascuno di loro conosce la sua saetta che avea tirato alla bestia: secondo il colpo che ha fatto vien lodato o piú o meno.
      Oltre ciò il signore ogn'anno fa quattro feste: la prima è per il dí della sua natività, la seconda è dell'incoronazione sua, la terza è del matrimonio, quando menò per moglie la regina, la quarta è della natività del suo primogenito figliuolo; dove convita tutti i parenti suoi e baroni. Delle quali una ne vidd'io che vi fui presente, dove il veder tanti buffoni, tanti servitori, tante sorti di bevande, canti, suoni e altre cose metteva maraviglia a tutti; e massime il vedere il gran Cane in persona in una sedia ricchissima e ornatissima con tutti quanti i baroni coronati di pietre preziose e perle e oro, ciascuno secondo la sua possibilità, divisi in quattro parti overo squadre. In un poggetto di marmo poi stanno tutti i filosofi e astrologi, e tutti, secondo la loro professione, fanno prova di loro. E di loro certi guardano non so che ponti, o di stelle o di pianeti, secondo i quali, quando ora gli pare, gridano forte dicendo secondo il nostro idioma: "Ingenocchiamoci al nostro grandissimo signore". E ogni persona che vi si trova presente inchina il capo a terra, e i baroni si cavano la corona, e similmente gridando un'altra volta accennano che seria 'l tempo di levarsi e mettersi a sedere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





Cane