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      Tutti quelli che erano atti a maneggiar l'armi le pigliavano nelle guerre da essi mosse, le quali armi loro erano archi, alabarde e lancie; e conducevano seco nelle guerre anco le moglie, che, essendo donne molto dedite agli incantamenti e all'arte magica, attendevano agli augurii e all'indovinare, e con grande e provata certezza predicevano i futuri successi delle lor battaglie. Non conoscevano tra loro la maggior vergogna e ignominia che il fuggir dall'inimico: e però mai questo ad alcun di lor eserciti intervenne, e, se alcun soldato nelle battaglie fuggito fosse, gli era in tutto vietato il ritornar fra' suoi. La degnità maggiore tra essi, dopo quella de' capitani da lor eletti, era l'esser cavalieri, che da' fornimenti chiamamo a speron d'oro; alla qual degnità alcun non poteva ascendere che non se l'avesse con l'arme in mano e con valorosi fatti nelle guerre contra nemici acquistata, e mostrato esserne meritevole. Adoravano Marte, la luna e il sole e altri falsi dei della antica religione, facendoli sacrificii e onorandoli in luochi a questo deputati, e tenevano l'anime esser immortali. Ponevano le sepolture de' lor morti nelle selve e ne' campi, e accumulandoli sopra molte pietre le rendevano molte eminente, della qual sorte di sepolture se ne vedono sin al giorno d'oggi infinite per tutta la Russia. Molti ancora usavano, all'usanza de' Romani, d'abbrusciar i cadaveri e raccolte le ceneri reponerle nell'urne. Di poco cibo restavano contenti, e si fornivano delle cose necessarie col barattare una cosa con l'altra, né avevano cosa alcuna di proprio fuor che l'arco, la framea, e la lancia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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