Pagina (716/837)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E a chi con lor combatte bisogna avvertire di non si lassar metter le mani adosso, perché saria spedito, essendo essi tanto robusti e gagliardi che molte volte senza alcun'arma con fieri orsi s'affrontano, e preseli per l'orecchie tanto li remenano che da stanchezza gli orsi in terra cascono ed essi alor li uccidono. Adoperano nelle guerre la faretra di frezze piena, l'arco, il manarino, framea, mazze dalle quali balle di piombo pendono, e coltelli lunghi de' quali in luoco de pugnali si servono. Molti pedoni portano picche, e i cavalli alcune lancie corte e molto dissimile dall'ungare e polone. S'armano di corazzine lunghe e alle volte doppie, di corsaletti e di morioni. Cavalcano cavalli piccoli castrati e senza ferarli, e le lor selle in modo accommodate sono che ad ogni banda essi voltar si possono e senza impedimento l'arco adoperare; cavalcano poi tanto curti in su le staffe che ogni poco incontro di lancia li getta da cavallo; non adoperano speroni, ma in luoco de quelli della scorregiata si servono. Usano comunemente vesti lunghe sino sul col del piede, di lana imbottite o di bambagio. Nel piantar le trinciere eleggeno il luoco migliore e per sito piú forte, e le serrano non con carette ma con spini e arboscelli a modo di muro, nel mezo delle quali drizzano i piú potenti le lor tende e trabacche, l'altro volgo con rami d'arbori l'alloggiamento si fa; e alcuni, piantati in terra i rami degli arbori, li piegano in arco e ficcano anco l'altro capo in terra, e gettatovi sopra i lor mantelli con essi dall'aere si diffendono.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837