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      De' costumi e consuetudine della vita de' Tartari.
     
      Tutti i sopradetti Tartari seguitano la fede de' Turchi e alla turchesca credono, ma si tengono a gran vergogna e molto si corrocciano l'esser detti Turchi, secondo che all'incontro godono d'esser besurmani, cioè gente eletta, chiamati. Sono uomini di mediocre statura, di larga faccia, d'occhi torti e nel capo incavati, orridi e irsuti nella barba e col capo raso, da' piú nobili infuori, che le lor zazare negre sina alle orecchie portano. Sono gagliardi di corpo e d'animo audace, dediti alle cose veneree, ma piú all'orribil vizio che alle donne. Mangiano carne d'ogni bestia e massime de cavalli, solo i porci dalla lor legge vietati li sono. Patiscono fuor d'ogni credenza il sonno e la fame, stando tal volta tre o quattro giorni senza mangiare, e quando poi se gli appresenta occasione di potersi a lor modo saziare, mangiano e bevono tanto che per doi e tre giorni non possono far altro che dormire. E spesso occorre che, essendo essi cosí nel sonno sepolti, sono da' Lituani e da' Ruteni assaliti, e cosí sonacchiosi senza poter prender l'armi in fuga posti, lassandoli recuperare le prede ne' lor paesi fatte. Quando vanno in qualche luoco luntano, e che la fame e la sete li caccia, salassano i lor cavalli e bevendo quel sangue soppliscono al lor bisogno: e a' cavalli dicono far gran giovamento. Si dilettano grandemente del latte di cavalla, col qual stimano farsi grassi e gagliardi. Mangiano molta erba, e massime quella che nasce vicino al Tanai; rare volte usano il sale, e per questo dicono aver miglior vista degli altri uomini.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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