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      Quando i lor re o duchi li compartiscono la vittuaglia, sogliono dare ad ogni quaranta uomini un cavallo, qual partiscono i soldati tra loro, toccando le trippe come cosa piú eletta a quelli che tra lor sono piú nobili e di maggior conto; le quali, dopo brustolate alquanto al fuoco tanto che il sterco si secchi e giú ne caschi, le devorano con tutta la cenere che ad esse si attacca, e non solo si ciucciano le dita da quelle imbrattate, ma leccano anco i cortelli o legni co' quali gli hanno il sterco levato. Hanno per cibo delicatissimo le teste di cavalli, e si risalvano solo per gli uomini di maggiore autorità. Sedeno alla turchesca mangiando, tirandosi i piedi sotto e in cerchio attorno alla mensa accomodandosi; e rare volte ne' lor paesi a tavola sedeno, ma sempre in terra sopra tapeti quelli che sono ricchi.
      Portano nelle battaglie l'arco e la faretra, la mazza, la scure e la framea, avendo in uso d'avenenar le frezze loro. Hanno una sorte de piccoli cavalli ma gagliardi, che bachmat da essi son chiamati, usi a usanza de' lor patroni a soffrir e fame e sete, e buoni ad ogni fatica e lunghissime correrie; di scorze, rami e foglie d'arbori si pascono e anco di radici, che essi con l'unghie fuor della terra cavano; e sono i lor cavalli tutti castrati, percioché giudicano che cosí meglio possino tolerare la fatica e la fame. Quando a qualche impresa vanno, menano doi o tre cavalli, e quando uno è stracco sopra l'altro ascendono. Cavalcano con le staffe cortissime, per potersi in ogni occasione su la sella voltarsi a qual banda li piace e piú gagliardamente il nemico ferire; e fermatesi con un piede in staffa e con una mano alla sella, sino in terra, ancor che il caval corra, con l'altra man si chinano a tor quel che gli piace.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837