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      Per la prima festa digiunano trenta dí, per la seconda mezo mese, per la terza dodici dí.
     
     
      De' costumi de' Tartari e di quelle cose che si contengono nelle lor regioni.
      Cap. 6.
     
      I Tartari sono uomini per la maggior parte di mediocre statura, lunghi di spalle e di petto, e larghi di faccia, col naso schiacciato, di color brutto e deforme, d'una fortezza robusta, pazienti del freddo, del caldo e della fame. Hanno per piacere fin dalla puerizia il cavalcare e l'arte del ben saettare. Tutte le lor cose portano con loro; non hanno luogo stabile, ma vagabondi con le mogli, figliuoli e loro bestiami stanno per li campi: non hanno né città, né villa, né casamenti. Nel tempo dell'inverno per alleggierir il freddo vanno verso il mar Caspio, perché vi trovano, per rispetto del mare, piú temperato aere. Nel tempo della state ritornano nel lor paese; alcuni de' quali arano una, due o tre colle in lungo per spazio di tre campi e fin quattro, e vi seminano del miglio, del quale ne fanno cibi, e della baira, cioè pasta. Non hanno formento né altra sorte di legumi; tengono pecore e altra sorte di bestiami, e specialmente cavalli e cavalle buoni per cavalcare e per dar loro da vivere. Salassano li cavalli e devoransi il sangue solo, e ancora con il miglio. Le carni d'altri bestiami cosí meze cotte mangiano molto volentieri; i cavalli morti da lor posta (avendo però tagliato via il luogo postemato) sono loro ottimo cibo. Bevono latte, acqua e cervogia fatta col miglio. I Tartari e i Turchi dimandano l'acqua su; alcuna volta i Tartari dicono sua; la cervogia di miglio buzan, i Ruteni braba.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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