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      In quella notte Marziano imperatore in sogno vide, essendo in Costantinopoli, l'arco di Attila rotto. Sono gli archi veramente arme degli Unni.
      Morto Attila, si levarono fra gli Unni molte discordie e risse sanguinose, talmente che ne furono morti assai. Il resto con Caba, figliuolo d'Attila, dal re dei Gepidi e da altri ad Attila soggetti furono dalle Pannonie scacciati; i quali nella Gotia per le paludi Meotide passarono. Vero è che tremila di loro nel partirsi fuori della Pannonia si divisero da quelli e si fermarono nella Transilvania, e, accioché non fossero scacciati da' vicini, si fecero chiamare Siculi, che son nella lor lingua Czakle. Quelli che aveano passate le Meotide oltre al mar Eusino, cioè mar Maggiore, raccordandosi spesse volte della fertilità e abondanza del pane e vino della Pannonia, stimolavano i lor discendenti che volessero ritornare a goder un'altra volta quelli dilettevoli e abondanti paesi. E cosí dopo trecento e un anno questi, avendo fatta la rassegna di dugento e sedicimila soldati, entrati per la via che tennero i loro avoli, a canto alle paludi Meotide, passando per la Sarmazia giunsero nelle Pannonie: e ciò fu ne' tempi di Costantino quinto imperatore e Zacaria papa, cioè negli anni del Signore settecento e quarantaquatro. E primieramente ascesero in Iaziges, e in quello luogo elessero sette capitani, a ciascuno de' quali per potersi difender da' nemici consignaron trentamila soldati; e accioché piú stessero sicuri fecero sette castelli, cosí alla grossa e senza alcuna maestrevole diligenza fatti di terra, consegnandone un per capitano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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