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      Questi ruinò Tessalonica, città illustre, guerreggiò in Cipri, soggiogò la Etolia, diede il guasto a' Triballi, Illirii e Ungheri; superò Vladislao, re di Polonia e Ungheria, il qual avea felicemente dato principio al combattere, al lago Varnense; dove l'infelice re Vladislao ultimamente con tutti i suoi fu morto, essendosi sottratto dal combattere, e fuggendo Giovanni Huniade con gli Ungheri. Perché, per questa vittoria insuperbito, pigliò per forza il Peloponeso, ora detto la Morea, ruinò fino ai fondamenti l'Essamilo, che sono i muri di Corinto che traversano l'istmo e separano il Peloponneso dall'altra Grecia.
      Questo essendo morto, successe il suo figliuolo Macometto, ottavo re de' Turchi, e fu quello che nell'anno di nostra salute millequattrocentocinquantatre, l'ultimo dí di maggio, dopo che ebbe assediata Costantinopoli per cinquantaquattro dí, con grande sforzo e grande disperazione de' combattenti per forza la pigliò. Ebbe ancora in quello istesso tempo Pera, luogo ricchissimo, d'accordo, il quale sfasciò de' suoi muri; soggiogò la Bulgaria e la Russia; si fece signor del magnifico e nobile castello Snunderovo, posto sopra il Danubio nella Rossia, dal quale con spesse correrie indusse quasi una solitudine nella Dalmazia e Croazia, avendo scorso fin nella Stiria e nella Austria. In Negroponte, qual era posto sotto al dominio viniziano, fermò la sua signoria, avendola per forza presa. Dipoi voltò le vittoriose arme contro Teodosia città, adesso detta Caffa, colonia de' Genoesi, posta nella isola Taurica, e questa con tutta l'isola fece sua, avendo fatto tagliar il capo a due principi del castello Mankup, come si diceva ultime reliquie della stirpe gottica, e ridotto sotto il suo imperio Mentligeri, imperator de' Tartari, nella predetta isola Taurica.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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