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      La gente è dedita agli augurii e indovinazioni. Il principale dio de' Samagiti era il fuoco, il qual pensavano che fosse sacrosanto e perpetuo. E questo, posto sopra al giogo d'un monte altissimo, a canto al fiume Neviasza, dal sacerdote a ciò sacrato con il continuo mettervi legne era nodrito; al quale andando Vladislao re abbruciò la torre nella quale si serbava, avendo sparso, dissipato e spento il fuoco. Tagliò ancora per mezo de' suoi soldati poloni le selve e i boschi, i quali, non altrimenti che se dei fossero, erano da loro reputati sacrosanti, secondo quel detto del poeta: "Abitarono gli dei alora le selve". E tanta calligine offuscava i lor cuori che tutte le cose le quali ritrovavano in essi dicevano esser sacrosante, come sono uccelli e animali salvatichi, e a quelli che violavano il luogo interveniva per arte diabolica che i piedi o le mani se gli torcevano. Eran adunque tenuti da grandissima maraviglia questi barbari che alcuno de' soldati poloni non pativano alcune di quelle sciagure tagliando il bosco, come spesse volte aveano patite essi quando v'avevano messo il ferro. Avevano oltra di questo nelle predette selve i focolari, distinti secondo le casate e famiglie, ne' quali abbruciavano i corpi morti de' loro piú cari e famigliari co' migliori cavalli, selle e vestimenti ch'avessero. Mettevano ancora intorno a' fuochi sedie fatte di suvero, nelle quali ponevano certe cose da mangiare di pasta, fatte in foggia di formaggi, e spargevano il fuoco di medone, ingannati dal creder che le anime di quei corpi morti che erano stati abbruciati vi dovessero venire a saziarsi di quei cibi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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