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      Rimaso adunque in questo modo ingannato, e avendo sentito parlar della grandezza d'animo del re catolico e della regina Isabella, si dirizzò alla corte loro, con fermo proposito di non partirsi da quelli fin che non gli armassino navili per andare a discoprir detta terra per ponente. E avendo molte volte a lor Maestà e a molti grandi d'Ispagna detto le ragioni che lo movevano a tener certo che questo fusse la verità, pareva che ancora in questa corte delle sue parole fusse tenuto poco conto, perché lo reputavano uomo leggiero, e giudicavano che la cosa non manco si potesse fare che volare. Pure Iddio, il quale aveva determinato per mezzo di costui scoprir quello che tanto tempo aveva tenuto ascoso a tutti gli savi del mondo, dapoi che fu dimorato in quella corte alcuni anni, pose questa impresa in cuore alla regina Isabella, qual fu una delle rare donne e di tanto cuore quanto alcuna altra che giamai nascesse. E cosí essendo un giorno sollecitata dal detto Cristoforo, persuase al re catolico che non restasse per modo alcuno di far tale esperienzia. E fu tale la persuasione, che gli armorono una nave e due caravelle, con le quali al principio di agosto 1492 con 120 uomini si partí da Gades, e la prima scala fece all'isole Fortunate, le quali dagli Spagnuoli si chiamano le Canarie, gradi 28 in circa sopra l'equinoziale. Questa navigazion fu di mille miglia, perché, secondo il conto de' marinari, queste isole sono lontane da Gades 250 leghe a quattro miglia per lega. Queste isole dagli antichi furon chiamate Fortunate perché sono di aere temperatissimo e non senton mai per tutto l'anno né caldo eccessivo né freddo; ancora che alcuni pensino che l'isole Fortunate siano quelle che sono non molto lontane dal Capo Verde dell'Africa, tenute oggi da' Portoghesi, gradi 17 sopra l'equinoziale, chiamate l'isole di Capo Verde.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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