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      Poi che fu partito dalle Canarie, tra l'altre terre scoperse una grande isola abitata dalli canibali, i quali mangiano gli uomini, nella qual si truovano otto grandissimi fiumi e gran copia di pappagalli.
     
      Colombo, contento d'aver trovato questa nuova terra, qual è parte d'un nuovo mondo, essendo oramai la primavera, deliberò tornarsene e lasciò appresso al re sopradetto trentotto uomini (e fece far loro un castel di legno meglio che potette), li quali avessero ad investigare la natura de' luoghi e stagion de' tempi, insino che lui tornasse. Col quale fece lega e confederazione, per quelli cenni e modi che gli fu possibile, a salute e difensione di quelli che restavano. Il re, veduta la partita di Colombo e il restar delli compagni, parve che mosso a compassione lacrimasse, donde abbracciandogli monstrava loro grandissimo amore; e Colombo in questo fece vela per Spagna, e menò seco dieci uomini di quella isola. Dalli quali si comprese che la loro lingua facilmente s'impararebbe e con nostre lettere si scriverebbe. Chiamavano il cielo turei, la casa boia, l'oro cauni, uomo da ben tayno, niente mayani; gli altri loro vocaboli non proferiscono manco chiari che noi li nostri vulgari. E questo fu il successo della prima navigazione.
      All'arrivar di Colombo in Spagna fu ricevuto dal re e dalla regina con gran festa, e li fecero grande onore, facendolo sedere publicamente avanti loro, il che appresso li re di Spagna è fra li primi onori, né usano farlo se non a quelli da' quali ricevono qualche gran servizio.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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