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      Procedendo in questo modo l'admirante, ora per ostro, ora per gherbino, ora per ponente, entrò in un gran mare pieno d'innumerabili e varie isole. Alcune parevano boscose e amene, e altre secche e sterili, sassose, montose; altre mostravano fra sassi nudi colori rossi, altre di viole, altre bianchissimi, onde molti stimavano che fusser vene di metalli e pietre preziose. Non sorsero per queste perché il tempo non era buono, e per paura della moltitudine e densità di tante isole, dubitando che le navi maggiori non investissero in qualche scoglio. Per questo riservorono a un altro tempo il ricercare le dette isole. Pure alcuni con legnetti piccioli, alli quali non bisognava troppo fondo, passorono per mezzo d'esse, e ne numerorono quarantasei, e questo mare chiamorono Arcipelago per tanto numero d'isole.
      Passando avanti per questo mare, in mezzo del camino trovorono l'isola Burichena, da' nostri chiamata San Giovanni, nella quale quelli che furono liberati dalle mani de' canibali dicevano esser nati, e che era popolatissima, cultivata e piena di porti e boschi, e che gli abitatori d'essa erano stati sempre inimici delli canibali; e non hanno navili da poter andar a trovar li detti canibali, ma se per caso li canibali vanno alla sua isola per depredarli, e li possono metter le mani addosso, in presenza l'uno dell'altro tagliati in pezzi gli arrostiscono e gli divorano per vendetta. Tutte queste cose intendevano per gl'interpreti menati dall'isola Spagnuola.
      Li nostri per non tardare troppo la lasciorono: pure dall'ultimo capo inverso ponente per far acqua smontorono in terra, dove trovorono una gran casa e bella a suo costume, con altre dodici picciole intorno a questa edificate, ma disabitate.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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