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      E navigando in quella parte arrivò all'isole Esperide, chiamate da' Portoghesi l'isole di Capo Verde, lontane da terra due giornate, in numero tredici, tutte disabitate eccetto una, la quale si chiama Buonavista; e da queste parti, per avervi trovato cattivo aere, per gherbino navigò quattrocentottanta miglia con tanta bonaccia e caldo, perché era del mese di giugno, che quasi li navili s'abbrucciavano, e similmente li cerchi delle botti scoppiavano, in modo che l'acqua e il vino si perdeva, né gli uomini potevan tolerare il caldo, per esser lontani dall'equinoziale gradi cinque. Pure otto giorni tolerorono in questo travaglio, parendo lor sempre con le navi montare non altrimenti che se su per un alto monte salissero in verso il cielo; e il primo giorno fu sereno, e gli altri nebulosi con pioggia, e per questo piú volte si pentirono esser andati a quel camino. Passati gli otto giorni si misse il vento per levante, il qual tolto in poppa se n'andorono alla volta di ponente, continuamente trovando miglior temperie d'aere e la notte altro aspetto di stelle; in modo che il terzo giorno trovorono l'aere temperatissimo, e all'ultimo dí di luglio dalla gabbia della maggior nave si scopersero tre altissimi monti; della qual cosa non poco si rallegrorono, perché stavano malcontenti per esser per il caldo mezzi abbruciati, e l'acqua gli cominciava a mancare.
      Finalmente con l'aiuto di Dio giunsero a terra, ma per esser il mare tutto pieno di secche, non si potevano accostare. Ben compresono che era terra molto abitata, perché dalle navi si vedeva bellissimi orti e prati pieni di fiori, li quali la mattina per tempo, con la rugiada, mandavano soavissimi odori fina alle navi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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