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      Ma Nigno, per allora non andando piú avanti, fece con loro permutazione di sonagli, aghi, specchi e filze di pater nostri di vetro; all'incontro ebbe da loro quindeci oncie di perle, di quelle che portavano al collo e alle braccia. Dopo molte preghiere il seguente giorno si levò con la nave e andò al loro borgo, dove giunto tutto il popolo, ch'era infinito, corse a marina, con atti e cenni pregando che dismontassero a terra; ma Alfonso Nigno (vedendo tanta moltitudine) ebbe paura, perché non aveva seco se non trentatre uomini. Ma per cenni faceva loro intendere che se volevano comperare alcuna cosa andassino con le lor barche alla nave. Onde molti di loro, con sue barchette fatte d'un solo legno, le quali in quel paese chiaman galite, portando seco quantità di perle, per desiderio che avevano delle cose nostre vennero a regatta alla nave. In modo che con alcune cose che valevano pochi denari ebbero circa novantacinque libre di perle, le quali in sua lingua chiaman tenoras. Ma poi che Alfonso Nigno per spazio di venti giorni gli ebbe conosciuti umani, semplici e benigni in verso gli forestieri, deliberò smontare a terra, dove fu ricevuto amorevolissimamente.
      Le loro abitazioni sono case di legno coperte di foglie di palme, e il loro famigliar cibo sono per la maggior parte l'ostriche, dalle quali cavano le perle, e n'hanno gran copia in quelli liti. Mangiano ancora animali salvatichi, come sono cervi, porci, cignali, conigli di colore e grandezza simili a' lepri; colombi e tortore hanno in grande abondanzia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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