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      Fatta la mattina, al levar del sole mandò in terra quaranta uomini armati, li quali subito che furono da quelle genti visti, quelli mandorono all'incontro delli nostri 32 uomini a modo loro armati d'archi e freccie; dopo li quali veniva l'altra moltitudine, uomini grandi d'aspetto spaventevole e faccia crudele, e non cessavano di minacciare. Gli Spagnuoli quanto potevano mostravano voler esser loro amici e facevano loro molte carezze, ma quanto piú ne era lor fatte, tanto piú si dimostravano isdegnosi, né mai volsero o pace o accordo o amicizia con loro. Onde per allora se ne tornorono alle navi, con animo, la mattina seguente, di combattere con essi. Ma quelli, subitamente che apparse la notte, si levorono e andorono via. Quelli delle navi giudicarono che costoro fussero gente che andasse vagando, come i Tartari che non hanno propria casa ma vanno oggi in qua e domani in là, vivendo di quello che trovavano con sue mogliere e figliuoli. Li nostri volsero andar piú avanti seguendo le loro pedate, le quali trovorono nel sabbione esser il doppio maggiori delle nostre.
      Navigando piú avanti trovorono un fiume, ma non di tanto fondo che le caravelle vi potessero surgere. Per la qual cosa mandorono a terra quattro barche cariche d'uomini armati, li quali andassino ricercando quelli paesi. Costoro, smontati in terra, viddero in su un monticello vicino al lito una compagnia d'uomini, li quali con cenni e atti dimostravano molto desiderare il commercio delli nostri. Ma gli Spagnuoli non s'assicurorono di accostarsi; ma mandorono uno de' suoi il quale da lontano gittò loro un sonaglio, e all'incontro quelli gittorono un pezzo d'oro, il quale volendo colui torre, subito una turba di quelle genti gli fu adosso per volerlo pigliare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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