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      Abibeiba fece lor rispondere che gli pregava che lo lasciassero star quieto in casa sua, e concedessergli che vivesse in pace senza dargli molestia. Ma non giovando le molte preghiere che gli feceno, vedendolo pur ostinato, i nostri gli feceno intendere che, s'el non descendeva con tutta la famiglia, che abbruciarebbono l'arbore, overo il tagliarebbono dalli piedi. Sopra il che stando pur fermo Abibeiba, li nostri cominciorono con molte scure a percuoter l'arbore, del qual vedendo Abibeiba saltar molte stelle mutò consiglio, e subito discese con duoi soli suoi figliuoli; dove fatta pace con li nostri gli domandò quel che volevan da lui. I nostri gli disseno che cercavan dell'oro, al che lui rispose che non avea oro, del quale non si servendo a cosa alcuna non avea mai pensato né posto cura d'averne. Ma facendo tanta instanzia e mostrando d'averne tanto desiderio, s'offerse d'andar a cercarne nelli monti vicini, dove diceva nascerne assai, e fra un certo termine portarlo; e cosí s'accordorono. Ma, passati i giorni del termine che dovea tornar Abibeiba con loro, vedendosi beffati, i nostri si partirono con vettovaglie assai che trovoron del detto Abibeiba, ma senza oro.
     
     
      Come Abibeiba e Abenamachei caciqui combattendo con li nostri furono rotti, e mandati prigioni in Darien. E come fu scoperta la congiura di molti caciqui Indiani, i quali aveano ordinato d'assaltare e ammazzar li nostri.
     
      Intesero qui dagli abitanti quel medesimo che aveano inteso dal cacique Comogro delli Caribbi, che mangiano carne umana, quali occupano nelli sopradetti monti le minere dell'oro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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