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      Le quali crude furono tutte aperte, e cavate le perle si missero a mangiar la carne che v'era dentro, qual dicono che parse loro delicatissima, il che poteva proceder dalla fame la quale li nostri lungo tempo avevan tolerato. Le perle veramente non erano maggiori d'un gran di cece over di lente, ma di grandissima bianchezza e molto lustre.
      Avendo conosciute e intese tutte le cose sopradette di questo mare, deliberò Vasco Nunez di tornarsene al Darien alli suoi compagni. Ma volse far un'altra strada diversa da quella per la quale era venuto, e prese licenzia dal cacique Chiappe e da Tumacco, con le miglior parole che seppe, pregandogli che si conservassero sani, e che presto gli ritorneria a veder per far l'impresa dell'isola. In questi pochi giorni che Vasco era stato con loro, essi gli avevan posta tanta affezzione che abbracciandolo non potevan far che non piangessero, e cosí toccorono la mano a tutti gli compagni, delli quali essendone alcuni molto infermi che non potevan caminare, Chiappe volse che restassero in casa sua fin che fussero sani, dicendo che poi gli remanderia con buona scorta.
      E cosí fatto, Vasco, presi alcuni Indiani di Chiappe per guida, passò con le culche un fiume grande, ed entrò nel paese d'un cacique detto Teaocha, qual, inteso la venuta delli nostri, avendo per avanti avuto notizia di ciò che li nostri avean fatto in quelli paesi, gli venne incontro molto allegro e con umanissime parole a salutargli, invitandogli ad andar alloggiar in casa sua, nella quale entrati fece preparare da mangiare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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