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      Mentre ch'erano a questo ragionamento, gli fece portare Tumanama tanto oro che valeva 1500 castigliani, tutto di catene delle quali s'ornavano le sue femine. Il seguente giorno ne fu portato la valuta di 3000 castigliani dalli cortegiani, per la pena di quello ch'avevan detto contra li cristiani. Ma volendo Vasco sapere donde si cavasse quell'oro, non volse mai Tumanama confessare che si trovasse nel suo paese, ma sempre disse ch'era stato portato alli suoi antecessori dal fiume Comogro, il quale era a mezodí; ma gli uomini di Pocchorrosa dicevano che non voleva dirne la verità, e affermavano che 'l paese suo abondava d'oro, e ch'egli era ricchissimo. All'incontro Tumanama diceva non sapere esser nel suo paese alcuna minera d'oro, ed esser vero che se ne è trovato alcuna volta qualche grano, ma che lui di questo aveva tenuto poco conto, né mai v'aveva atteso, perché non si poteva far tal cosa se non con lunghezza di tempo e con gran fatica, e poco utile.
     
     
      Come Vasco, fatto cavare in alcune terre di Tumanama e trovato alquanto oro, essendosi ammalato ritornò al palazzo del vecchio Comogro, al quale per la sua morte era successo il figliuolo, e presentatisi l'un l'altro ritornò in Darien, fatto capitano di tutte quelle genti dal re catolico.
     
      Trovandosi le cose in questo modo, a Vasco vennero quelli li quali eran rimasti ammalati a Pocchorrosa, e arrivarono alli 24 di dicembre 1513, e seco portavano alcuni instrumenti da cavare oro. E perché il giorno seguente era la Natività di Nostro Signor Iesú Cristo, lo volse Vasco celebrar senza operar cosa alcuna, ma il giorno di San Stefano andò a un monticello non molto lontano dalla casa di Tumanama, e perché gli parve che 'l terreno tenesse d'oro, fece fare una fossa profonda un palmo e mezo, e in questa trovò grani d'oro non molto grandi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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