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      Il cacique di questa isola, avendo inteso che i cristiani erano venuti nel paese di Tumacco e Chiappe, come vidde venir le culche per mare verso l'isola, se gli fece incontro con gran moltitudine d'Indiani armati di lancie e spade di legno, i quali gridavano "guazzavara guazzavara", che vuol dire alla guerra d'inimici. Con tanta ferocità e ardire assaltorono i nostri da diverse bande, che essendo tre volte stati ributtati sempre tornavano con maggior ardire ad assaltargli. Finalmente, essendone stati morti molti dagli schioppi, se ne fuggirono. Ma dopo questa rotta il cacique attendeva a mettere insieme piú gente che poteva, benché fu persuaso dalli vicini, che lo confortavano che non volesse piú combattere con li nostri, ponendogli avanti agli occhi con lo essempio loro la ruina del suo stato se perseverasse, e mostrandogli l'amicizia delli cristiani avergli ad esser molto utile e gloriosa. E gli dicevano quel che a Poncha, a Pocchorrosa, a Chiappe e Tumacco fusse intervenuto, per aver voluto combatter con essi.
      Finalmente costui, posate l'armi, venne incontro a' cristiani e menogli al suo palazzo, il quale era maravigliosamente edificato, e subito che furono entrati dentro presentò al governatore un canestro molto ben lavorato pieno di perle, la somma delle quali fu circa 110 libre, ad oncie otto per libra; e avendo avuto in cambio alcune filze di paternostri di vetro, specchi e sonagli, n'ebbe gran piacere, e ancora qualche scure, le quali stiman piú che i monti dell'oro. E perché vedeano che' nostri lo stimavan molto, se ne rideano, e parea loro gran cosa che per un poco d'oro dessero una cosa sí grande e tanto utile, essendo le scure all'uso dell'uomo tanto necessarie.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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