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      Questa foglia, veduta dalli cristiani e conosciuto ch'era grossa e flessibile, cominciorono con un stilo a scrivervi su, e trovorono che le lettere si vedevano come se fosser state scritte sopra una carta con inchiostro. Per tanto, veduta questa commodità, non avendo carta si misero a scriver tutto quel che faceva lor di bisogno, e mandar Indiani di qua e di là con le dette lettere. Tra gli altri un capitano mandò per un suo schiavo con lettere quattro di quegli animali che si chiamano utias, simili a conigli, cotti, a donar ad un suo amico, scrivendogli quello che gli mandava. Lo schiavo nel viaggio ne mangiò duoi, donde l'amico riscrisse averne ricevuto solo duoi; giunto lo schiavo e dato la risposta al padrone, quello gli cominciò a far un rabuffo e dirgli la maggior villania del mondo, mostrandogli che quella foglia gli diceva che non avea dato se non duoi utias all'amico suo, e che gli altri duoi se gli aveva mangiati. Il che lo schiavo con paura confessò. Questa cosa, divulgatasi per l'isola, fece che tutti gli Indiani non ragionavan d'altro che delle foglie dell'arbor cotoy, e non si volevan appressar a quello quando parlavano insieme, accioché quelle non dicesser alli cristiani quel che tra loro ragionavano.
      Dicono li vecchi di questa isola, quali per la maggior parte vivon cento e dieci e cento e venti anni, aver sentito dire da' lor padri che sempre per il passato gli abitatori di quella eran vissuti di certe radici salvatiche, alcune delle quali sono simili a cipolle, altre come pastinache, e altre come noci, overo tartufe, quali chiamano con diversi nomi, cioè cibaio, macaone, caboie, guaiero; ma che un vecchio molto savio, stando un giorno sopra la ripa d'un fiume, vidde un'erba molto grande con le foglie simili al canapo, la qual portò a casa, e piantata la radice cominciò a farla diventar domestica, e gli misse nome iucca, la qual, essendo suave al gusto, di quella cominciorono a far il pane detto cazabi; qual voglion che sia molto sano e facile a digestire, e adesso è commune a tutti gli abitatori della Spagnuola.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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