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      Di minori se ne trovano molti, che sono giovani; sono poco manco grossi che lunghi. Hanno quattro piedi sottili, e in ciascun piè quattro unghie come d'uccello e giunte insieme; nondimeno né l'unghie, né li piedi sono di sorte che 'l possi sostener sopra di quelli, e per tal causa, e per la sottigliezza delle gambe e la gravezza del corpo, mena il ventre quasi strascinando per terra. Il collo del detto è alto e diritto e tutto eguale, come un pestello da mortaro che sia tutto eguale fin al capo, senza far della testa proporzione o differenzia, eccetto nella coppa; e in cima di quel collo ha la faccia molto rotonda, simile molto a quella dell'allocco, e ha un profilo del pelo proprio in modo d'un cerchio, che gli fa il volto alquanto piú lungo che largo. Ha gli occhi piccoli e rotondi, le nari come d'un gatto mammone, la bocca piccola, e muove il collo ad una parte e all'altra, come attonito. Il suo desiderio, o quel che par che piú procuri e appetisca, è attaccarsi ad arbori, o a cosa che 'l possi montar in alto; e cosí, il piú delle volte che si trovano tali animali, si trovano sopra gli arbori, per li quali attaccandosi lentamente montano, fermandosi sempre con l'unghie lunghe. Il pelo è tra berettino e bianco, e quasi del proprio colore del pelo della donnola, e non ha coda.
      La sua voce è molto differente da quella degli altri animali, perché di notte solamente canta, e tutta quella in continovato canto di tempo in tempo cantando sei voci, una piú alta dell'altra, sempre abbassando, talché la piú alta voce è la prima, e da quella va diminuendo la voce o sbassandola, come s'un dicesse: "la sol fa mi re ut". Cosí questo animal dice: "ha ha ha ha ha ha". Senza dubio mi par, sí come ho detto nel capitolo delli bardati, che simil animali potriano esser stati l'origine o documento per imbardar li cavalli, cosí udendo questo animal, il primo inventor della musica averia potuto piú presto da esso fondarsi, per dar principio alla musica, che d'altra causa del mondo, perché il detto cagnuol leggiero insegna per queste sei voci il medesimo che per la sol fa mi re ut.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260