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      E sono un poco manco domestici che li nostri, eccetto che con quelli con chi stanno, dove mostran amor a quelli che gli danno da mangiar, menando la coda e saltando, mostrando di voler compiacer loro, e mostrar che quelli tengono per signori.
     
     
      Della chiurcha.
      Cap. XXVII.
     
      La chiurca è un animal piccolo, della grandezza d'un piccol coniglio, e di color leonato, e ha il pelo molto sottile e il ceffo molto acuto, e li denti canini e altri denti similmente acuti, e la coda lunga è sí come il sorzo, e gli orecchi a quello simili. Queste chiurche in terra ferma (come in Castiglia le foine) vengono la notte alle case a mangiar le galline, overo strangolare e suciargli il sangue; per il che sono piú dannose, perché se ne ammazzassero una e di quella si saziassero minor danno fariano; onde accade che ne strangolano quindeci o venti e molto piú, fin che sono soccorse.
      Però la novità e admirazion che si puole notar da questi animali è che, se al tempo che vanno ammazzar le galline nutriscon gli figliuoli, gli portan seco nel seno in questo modo: nel mezzo della pancia per lo lungo apre un seno che fa della sua medesima pelle, in modo che si faria addoppiando il panno d'una cappa e facendone una scarsella, la bocca della quale, dove una piega casca adosso l'altra, detto animal serra tanto che nessuno de' figliuoli, avendovegli dentro, può cascare, ancor che corresse; e quando vuole, apre quella scarsella e lascia andar li figliuoli, li quali vanno ancora loro aiutando la madre a succiar il sangue delle galline che essa ammazza; e come lei s'accorge d'esser stata sentita, e alcuno va con il lume per veder per che causa le galline stramazzano, allora la detta chiurcha mette in quella scarsella overo seno li figliuoli, e fugge, se truova luogo dove fuggire, e se gli è serrato il passo monta in alto sopra il luogo delle galline per ascondersi; le quali alcune volte prese, o vive o morte, hanno mostro chiaramente quel che di sopra è detto esser vero, perché se gli son trovati li figliuoli messi in quella scarsella, dentro la quale tiene ancora le tette, e cosí li figliuoli posson tettare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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