Pagina (338/1260)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E vivette tutto quel giorno. Io non gli seppi dar nome, né alcuno di quanti Spagnuoli lo viddero; nondimeno questo uccello s'assimiglia piú agli astori molto grandi che ad alcun altro uccello, ed è maggiore di quelli; e cosí li Cristiani chiamano questi astori.
      Sonvi colombi salvatichi, tordi, rondine, quaglie, garze, garzotti, flamencos, salvo che il color del pelo del petto è piú vivo e di piú bella piuma. Sonvi corvi marini, anitre, oche salvatiche, le quali son nere, come di sopra si è detto. Tutti questi uccelli sono di passaggio, né si veggono tutto il tempo dell'anno, ma solo ad un certo tempo. Sonvi similmente allocchi e coccali.
     
     
      D'altri uccelli differenti dalli sopradetti.
      Cap. XXX.
     
      Trovansi in queste parti molti pappagalli, e di tante e diverse sorti che saria gran cosa a narrargli, e cosa piú appartenente al dipintore a dargli ad intendere, che alla lingua ad esprimergli: per tanto, perché di tutte le sorti che vi si trovano si portano in Spagna, non è da perder tempo parlando di quelli.
      Solo dirò che, pochi giorni avanti che 'l catolico re don Ferdinando passasse di questa vita, io gli portai nella città di Placentia di Spagna sei Indiani caribi arcieri, che mangiavano carne umana, e sei Indiane giovani, molto ben disposte della persona gli uomini e le femine. E gli portai la mostra del zuccaro che si cominciava a fare in quel tempo nell'isola Spagnuola, e certe canne di cassia, delle prime che in quelle parti per industria delli cristiani si cominciorono a raccogliere; e portai similmente a sua altezza trenta e piú pappagalli, li quali eran di dieci o dodici sorti; la maggior parte di loro parlavano molto bene.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Spagnuoli Cristiani Spagna Ferdinando Placentia Spagna Indiani Indiane Spagnuola