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      De' lagarti o dragoni.
      Cap. LVIII.
     
      Sonvi molti lagarti, cioè lacerti o ramarri, della foggia di quelli di Spagna e non maggiori, ma non son venenosi; ve ne sono altri grandi, di dodici o quindici piedi di lunghezza e piú grossi che una cassa, e alcuni d'essi delli piú grandi sono grossi come una botte, e la testa e il resto a proporzione. Il mostaccio hanno molto lungo, e il labro di sopra bucato per mezzo delli denti che si chiamano canini, per li quali buchi escono detti denti canini, che hanno nella parte piú bassa della bocca, insieme con gli altri denti. Sono molto fieri nell'acqua e velocissimi, e in terra alquanto gravi e pigri, a rispetto della prestezza che hanno nell'acqua. Molti di questi animali vanno per le coste e spiaggie del mare, e vanno ed entrano per li fiumi e canali che descendono in mare, e sono di quattro piedi, e hanno molte dure squamme; e per mezzo del fil della schiena, tanto quanto è lunga, è pieno di punte o vero d'ossi alti, ed è tanto dura la sua pelle che niuna spada o lancia lo può offendere, se non fusse ferito sotto quella pelle durissima fra le coscie o nella pancia, nelle quali parti è la pelle piú tenera di questi lagarti o dragoni.
      Li quali, quando fanno le sue ova, è nel tempo piú secco dell'anno, del mese di decembre, che li fiumi non escono del suo letto in quel tempo, mancandoli le pioggie, e per questo non gli può portar via il crescer de fiumi le uova. E fanno le sue ova a questa foggia: escono alla rena e spiaggia per la costa del mare o per le rive de' fiumi, e fanno un buco nella rena e mettono ivi dugento over trecento ova o piú, e cuopronle con la detta arena; le quali con il sole per putrefazione nascono e prendon vita, escono di sotto dell'arena e vanno al fiume che è lí vicino, non essendo maggiori d'una spanna o poco manco, e poi crescono e vengono tanto grandi come è detto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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