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      Delli fichi del nasturcio.
      Cap. LXXI.
     
      Nella costa di ponente, partendosi dalla villa d'Acla e passando avanti al golfo di San Biagio e al porto del Nome di Dio, la costa a basso nel paese di Beragua e nelle isole di Corobaro, sono arbori di fichi alti, che hanno le foglie tagliate e piú larghe che li fichi di Spagna; e producono certi fichi grandi come melloni piccioli, li quali nascono attaccati nel tronco principale del fico, nella sommità di quello, e molti nelli rami e in gran quantità, e hanno la scorza sottile, e tutto il resto dentro è d'una carnosità spessa come quella del mellone, e di buon sapore, e tagliansi a sonde o fette come il mellone; e nel mezzo del detto fico o frutto stanno le semenze, le quali sono minute e nere e involte in una materia e umore, della forma che sono quelle del cotogno; e sono tante insieme adunate quanto è un ovo di gallina, poco piú o manco, secondo la grandezza del fico o frutto sopradetto. E quelle semenze si mangiano e sono sane, ma del medesimo sapore, né piú né manco, che è il nasturcio, o vogliam dire agretti; e però quelli che vanno in quelle parti alli servizii di vostra maestà chiamano questo frutto il fico del nasturcio; e di questa semenza s'è piantata nel Darien, e sono nati gli arbori molto bene, e io ho mangiati molti fichi di quelli, e sono della maniera che io ho detto.
     
     
      Delli cotogni.
      Cap. LXXII.
     
      Èvvi un frutto che in terra ferma li cristiani chiamano cotogno, ma non è ben di quella grandezza, rotondo e giallo, e ha la scorza verde e amara, la qual levano via facendolo in quattro parti; cavangli certe semenze che hanno amare, il resto mettono in una pignatta a bollire con la carne, o con altre cose che vogliono acconciare, ed è molto buono e di gran sustanzia, e di buon sapore e nutrimento.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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