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      Usciti nel mare voltaron le prore per l'isole di Canaria, che gli antichi chiamarono Fortunate.
      Queste isole stettero gran tempo che non vi si navigò, né vi si sapea navigare, finché a tempo poi del re don Giovanni, secondo di questo nome, stando in Castiglia fanciullo e sotto la tutela della reina donna Caterina sua madre, furono ritrovate e vi si ritornò a navigare, perché con ordine e licenzia di questi prencipi si conquistassero, come a lungo si scrive nella cronica di questo stesso re don Giovanni. Doppo il quale molti anni Pietro di Vera, nobile cavalliero di Scerez della Frontiera, e Michel di Moscica conquistarono la Gran Canaria in nome delli re catolici don Fernando e donna Isabella; e con questa anco tutte l'altre, fuori che la Palma e Tenerife, che per ordine delli medesimi re catolici furono conquistate da Alonso di Luco, che fu fatto come governatore di Tenerife. Queste genti delle Canarie erano molto valorose, ancorché quasi ignude andassero, ed erano cosí selvaggie che alcuni affermano che essi non conoscessero che cosa fusse il lume, fin che i cristiani conquistarono quelle isole. Le loro arme erano pietre e bastoni, con i quali molti cristiani ammazzarono, finché furono soggiogati e posti sotto l'obedienzia di Castiglia, di cui le dette isole sono.
      Le prime e piú vicine stanno 200 leghe lontane da Spagna, e l'isola di Lazarote e l'isola del Ferro ne sono lontane 240, di modo che esse si rinchiudono e comprendono tutte nello spazio di 55 o 60 leghe, e stanno poste da 27 fino a 29 gradi dalla linea equinoziale, dalla parte del nostro Polo Artico.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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