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      Il che non aviene per altro che per la forma e sito delle terre, e da questo a me pare che nasca la cagione di ciò particolare. Che se questa non è, diremo che il medesimo Iddio sia la cagione, e che a lui cosí piacque di ordinarlo, tanto piú che in quello che io in questo caso non so, Aristotele con la sua morte mi scusa; nel che non penso io di imitarlo investigando questi secreti, perché di lui scrive Giovanni Vallense che, volendo presso a Negroponte investigare la causa del flusso e reflusso del mare, e non potendo pienamente caperla né giungervi, sdegnato disse verso l'acqua queste parole: "Poiché non posso comprendere io te, comprendi tu me". E con queste parole si gettò nel mare e morí. Onde san Paolo apostolo dice che la sapienzia di questo mondo è una sciocchezza appresso d'Iddio; e perciò non si dee niun savio sdegnare percioché non possa a qualche profonda cosa con lo intelletto giungere, ma si dee contentare di prenderne quello che ad Iddio piace di comunicarcelo, e ringraziarlo, credendo che egli ogni cosa fa per lo meglio. Ma perché s'è qui di sopra detto che alcuni tengono che Aristotele facesse quel fine, dico che alcuni altri scrivono che non fosse egli colui che si gettò nel mare, ma che fusse un altro filosofo. Chiunque si fosse errò, e cosí erreranno tutti quelli che vorranno investigare e intendere col proprio discorso loro le maravigliose cose del grande Iddio.
     
     
      Del tirar che fa verso il vento di maestro e verso greco il ferro del bossolo, e delle mutazioni della stella del Norte che chiamano la Tramontana, e delle quattro stelle che chiamano il Crosero del polo antartico.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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