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      Ora, mangiato che s'ebbero queste spezie d'animali a quattro piè che nell'isola erano, si voltorno a mangiare certi serpenti che si chiamano ivana, che sono con quattro piedi, e di tal vista che danno gran spavento a chi non gli conosce. Non vi lasciarono lacerti, né lacerte, né serpi, che di molte sorte ve ne sono e di varii colori, ma non già velenosi. E tutto questo per poter vivere. Mangiavano tutte queste cose o bollite o arrostite al fuoco, per la necessità nella quale si ritrovavano, se non volevano perdere la vita. Onde, sí per questo cattivo cibo come per l'umidità grande del paese, in molte e incurabili infermità ne venivano coloro che vi restavano vivi. E perciò que' primi Spagnuoli, quando di qua se ne ritornavano in Spagna, vi portavano nel viso un color giallo di zaffarano, e tanta infermità che tosto o poco tempo appresso morivano. Vi era anco che i cibi di Spagna sono di miglior nutrimento e piú digestibili che non erano l'erbe e vivande cattive dell'Indie, e l'aere di Spagna è piú delicato e piú freddo di quello di queste parti; di modo che, ancorché se ne ritornassero in Castiglia, vi terminavano presto la vita loro.
      Soffrirono anco i primi cristiani che abitarono questa isola strani dolori e passioni per le nigue e per lo mal delle bughe, cioè francese (de' quali due morbi si ragionerà appresso), perché nell'Indie ebbero origine, sí per le donne di questi luoghi come per la contrada istessa. E quel delle bughe, per esser contagioso, passò al parer mio in Spagna con li primi Spagnuoli che qui vennero con l'admirante Colombo, e di Spagna poi passò in Italia e in molti altri luoghi, come si dirà appresso.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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