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      e della prigione e morte di questo re.
      Cap. I.
     
      Nel secondo libro s'è detto come, dopo che il commendatore messer Pietro Margarito lasciò la fortezza di San Tomaso, l'admirante vi mandò il capitano Alonso d'Hogieda, facendone 'l castellano e dandogli cinquanta uomini che la guardassero; perché stava in parte che importava molto, sí per le ricche minere di Cibao come per la riputazione e forza de' cristiani. Ma, come fu l'admirante partito per Spagna, gl'Indiani s'insuperbirono, e specialmente Caonabo, che era di quella provincia signore, e non si contentava di questa nuova e vicina fortezza de' cristiani: onde, insieme con freccieri indiani che tenevano la costiera di questa isola dalla parte di tramontana, deliberò di dare sopra questa fortezza e brucciarla o spianarla. Con piú di cinque o seimila uomini adunche assediò il castello, e lo tenne ben stretto un mese senza lasciarne uscire anima viva. Ma il castellano, che era savio e valoroso cavaliero, resisté, di modo che in capo di questo tempo gli inimici rallentorono, e come gente selvaggia diedero a' nostri commodità di poter lor fare molti danni. Il castellano, accorto e sollecito, maneggiò questa guerra e con l'armi e con l'arte, secondo che piú vedeva il bisogno; onde, benché alcuni cristiani morissero, ma assai senza comparazione in maggior numero Indiani, l'Hogieda finalmente vinse il nemico e prese Caonabo con gran parte de' suoi principali: benché si dicesse che il castellano non aveva servata la fede e la sicurtà che il caciche diceva essergli stata promessa, o pure era ch'esso inteso non l'avea.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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