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      A Melchior di Castro fu da loro passato il braccio manco con un palo, e ne restò malamente ferito.
      I vincitori restarono nel campo e aspettarono ivi fin che fu giorno chiaro, perché, essendo di notte e il paese aspro e imboscato, non poterono vedere coloro che fuggivano né donde fuggivano. In quel medesimo luogo dove si fermarono fece Melchior da un suo vaccaro chiamare per nome il nero e gl'Indiani suoi, che gli erano da questi ribelli stati rubati dalla sua stanza; i quali, conoscendo la voce di chi gli chiamava, vi vennero, perché non molto di quivi lungi stavano ascosi. Essendo dí chiaro, Melchior di Castro e Francesco d'Avila, con gli altri da cavallo che con loro erano, se ne andarono all'ingegno del licenziado Zuazo a riposarsi. E quel dí stesso quasi ad ora di vespro giunse quivi l'admirante, con le genti che conduceva, e tutti resero grazie a Dio di questa vittoria, che ritrovarono che avevano avuta i nostri. L'admirante ne mandò in questa città di San Domenico Melchior, perché si curasse; ed egli restando fece con tanta diligenzia cercare de' neri colpevoli, che erano iscampati dalla battaglia, che in cinque o sei dí gli ebbe tutti in mano, e ne fece giustizia appiccandoli per diversi luoghi di quelle campagne. Di modo che la diligenzia di Melchior di Castro, con l'aiuto di Dio e col valore di Francesco d'Avila e di quelli altri pochi che con loro si ritrovarono, che furono in tutto undici o dodici da cavallo, fu cagione che si recasse a cosí buon fine questa impresa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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