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      Quel primo che guidava la danza diceva, e poi tutti gli altri replicavano cantando quello istesso, movendo e la voce e il passo a quella stessa misura che avevano veduto fare il primo; il quale, quando gli altri rispondevano, si taceva, ma moveva con loro i piedi. Finito che avevano tutti di replicare ballando quello che inteso avevano, tosto la guida con un altro verso e parole seguiva, e tosto anco poi gli altri a quel modo stesso lo replicavano. E di questo modo durava la ballata tre e quattro ore e piú, finché il maestro della danza aveva fornita quella sua istoria, e alle volte durava anco da un dí all'altro. E qualche volta con la voce mescolavano anco il suon di un tamburo, che è fatto d'un pezzo sodo di legno ritondo e concavo, e grosso quanto è un uomo, e piú e meno secondo che piú lor piace di farlo, e ha un suono come l'hanno i tamburi sordi co' quali suonano i neri; ma non vi pongono però cuoio alcuno, ma vi fanno certi buchi e segni o linee, che trapassano fino al voto di dentro, onde di mala grazia ribombano. E con questo tristo istromento, o senza esso, dicono e replicano nelle lor ballate le memorie e istorie passate loro, perché a questo modo referiscono di che modo morirono i cacichi passati, e quanti e quali furono, con altre cose che essi non vogliono che si dimentichino. Si cambiano alle volte que' maestri delle danze, e mutando il suono e il passo seguitano la medesima istoria, o pure un'altra, se la prima è fornita, e nel medesimo suono o in un altro. Questa maniera di balli si somiglia alquanto alle danze de' contadini, quando la primavera in alcuni luoghi di Spagna si prendono a questa guisa, e gli uomini e le donne sollazzano con cembali.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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