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      E lo facevano col fumo d'una certa erba che, per quello che n'ho potuto intendere, è della qualità dell'iusquiamo; non già della fattezza o forma dell'iusquiamo istesso alla vista, perché questa erba ha un piede di quattro o cinque palmi alto, e ha le foglie larghe e grosse e molle e pelose, e il suo verde pende alquanto al colore della buglossa. Questa erba che io dico, quanto all'effetto, non è altro che una spezie di molto simile all'iusquiamo, e di questa maniera la prendano, o per dir meglio il fumo di lei: i cacichi e persone principali aveano certi bastoncelli bucati e della grandezza d'una spanna, e fatti a questo modo, perché da una parte ha duo cannoncelli che amendue rispondono ad uno, e sono tutti d'un pezzo.
     
      [vedi figur_07.gif]
     
      Li duoi buchi dell'una banda si ponevano alle narici del naso, e il buco opposito ponevano nel fumo di quella erba posta al fuoco ad ardere; e per questa via attraevano a sé il fumo, e lo facevano una e due e tre e piú volte, quanto piú potevano durarvi, finché restavano senza sentimenti, stesi per gran spazio di tempo in terra, addormentati d'un grave e profondo sonno. Gli altri Indiani, che non potevano avere que' bastoncelli concavi, s'attraevano nel naso quel fumo con certi calami o cannuzze sottili da fare graticchie. E questi stromenti co' quali prendono il fumo è chiamato tabacco dagl'Indiani, e non l'erba o il sonno che nasce, come credevano alcuni.
      Tenevano gl'Indiani questa erba per una cosa molto pregiata, e la piantavano e facevano crescere ne' lor giardini e poderi, per l'effetto che s'è detto, dandosi ad intendere che questo suffumigio non solamente fusse cosa sana, ma santa anco.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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