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      Il che al parer mio è una cosa istessa con questi tabacchi degl'Indiani.
      Ma perché s'è detto di sopra che, quando alcun principale o caciche cade in terra per questo tabacco, vien tosto posto sul letto, se esso l'ha comandato prima, è ragionevole cosa che noi diciamo che maniera di letti gl'Indiani hanno in questa isola. Essi in questa maniera gli hanno e costumano come qui si vede, perché non è altro il loro letto che o una manta in parte tessuta in parte aperta e fatta a scacchi, o a modo di una rete perché piú fresco sia, e la fanno di bombage o cottone; è lunga due canne e mezza o tre e larga quanto essi vogliono, e l'estremità di questa manta o tapedi stanno legate con molte fila di cabuia o di henechen (de' quali si parlerà nel decimo capitolo del settimo libro). Queste fila sono lunghe, e sono congiunte e legate nelle estremitadi o capi della hamaca (che cosí questo letto chiamano)
     
      [vedi figur_08.gif]
     
      con un trafilo ben fatto, come si suol fare nella cocca trafilata d'una corda di balestra: e cosí la guarniscono, e la legano poi a due arbori con due corde di cottone o di cabuia ben fatte e forti, che le chiamano hico (perché hico vuol dire la fune in lor lingua), e cosí resta il letto sospeso nell'aere, tanto alto da terra quanto piace loro di porlo. E perché la contrada è temperata, non bisogna provedere d'altra coperta per sopra, salvo se stessero presso qualche alta montagna e vi facesse fresco. Perché sono questi letti larghi, e gli attaccano e suspendono lenti, perché piú morbidi e piacevoli siano, sempre v'avanza della medesima hamaca, che chi vuole starne coperto di sopra può addoppiarvela.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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