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      E per questa cagione le battono con la spalla e col cubito e con la testa, e piú spesso con l'anca o col ginocchio, ma con tanta prestezza e leggierezza che è una maraviglia; perché, ancorché la palla vada quasi a pari col terreno, si lanciano essi di modo indi tre o quattro passi lontani, stesi nell'aere, che attamente le danno con l'anca per ributtarla al contrario; che già ogni botta che si dia alla balla nell'aria e non vada strascinando per terra è buona, perché essi non tengono palla alcuna mal giocata perché abbia dati due o tre o piú salti in terra, pur che la botta si dia nell'aere. Non fanno caccie, ma posti tanti da un capo quanti dall'altro, si compartono con un segno il terreno del giuoco, e quelli d'una parte incominciano a giuocare e a tirare la palla, aspettando che alcun de' contrari la tocchi; e cosí la rimandano d'una parte all'altra. E la contenzione del giuoco consiste che quelli da un capo la facciano passare dall'altro oltra i termini già segnati prima, sí che non cessano mai finché la palla vada strascinando per terra e non faccia piú botte, o che non vi sia stato il giuocatore a tempo, o che ella sia cosí lontana andata che non vi sia giunto egli a tempo per darla nell'aria; e questo vincimento si pone per una linea, e tornano a giuocare per l'altra. E cosí, quella parte che tante volte vince, quanti prima patteggiarono e volsero che fussero per la vittoria, se ne porta il pregio che fra loro posero.
      Questo giuoco si somiglia alquanto a quel che chiamano in Spagna della ciuoca, quanto al contrasto che vi si fa; salvo che in luogo della ciuoca è la palla, e in luogo del baston curvo col qual la ciuoca o palla si batte è la spalla o l'anca del giuocatore.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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