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      E quello che fu peggio e piú doloroso, che nel porto di questa città si perderono piú di venti navi e caravelle e altri vasselli.
      Era il vento di tramontana cosí forte che, tosto che cominciò a cargare, entrarono i marinari ne' battelli e andarono a gettar nel mare piú ancore e a fermare con piú capi i vasselli loro per assicurarli; ma tanto crebbe il vento e la tempesta che non vi giovò provisione alcuna che si facesse per ostarle, perché ogni cosa si ruppe e il vento cavò a forza tutti i vasselli e grandi e piccoli fuori del porto, per lo fiume in giú, e li pose in mare, e alcuni ne fece andare traversi per queste brave costiere, altre ne annegò che non apparvero piú mai; ma, cambiandosi poi d'un subito il vento al contrario, e con un meno impeto e furia, crebbe cosí grande il vento di mezzogiorno quanto era stato quel di tramontana, onde al lor mal grado ritornò furiosamente alcuni vasselli nel porto, e come gli aveva il vento di tramontana prima cacciati nel mare, cosí quest'altro opposito gli fece ritornare nel porto, e per lo fiume in su. Questi vasselli stessi si vedevano poi ritornare in giú, senza vedersi da alcuni di loro altro che le gabbie sole, perché il resto andava tutto sotto acqua.
      In questa calamità s'annegarono molti uomini, e il piú crudo di questa tempesta durò ventiquattro ore, fino al dí seguente a mezzogiorno; ma non cessò del tutto cosí d'un subito come d'un subito venuta era. Ella fu di sorte che molti che la viddero, e sono oggi vivi in questa città, affermano e dicono che fu la piú spaventevole e orrenda cosa che potessero mai occhi umani in simile caso vedere, e dicono che parea che fusse stato aperto l'inferno, cosí parea che i demonii portassero da una parte ad un'altra quelli vasselli.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260