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      E perché noi, che indi andavamo, bisognava che passassimo per quelli stessi luoghi e boschi cosí spezzati e intricati, non avendo altro cammino cosí sicuro o al nostro proposito, vietandocelo i gran fiumi e le aspre balze e le profonde valli e gli spinosi e chiusi boschi, con altre molte difficultà (come era il suspetto degli nemici e il non sapere il paese), era cosa da notare il vedere come i nostri andavano otto o dieci braccia l'un piú alto che l'altro, d'albero in albero e di ramo in ramo, travagliandosi incredibilmente per seguire il cammino nostro; onde con tutti questi disagi camminando sentivano e molta stanchezza delle persone e gran fatica dello spirito, con speranza di giungere al porto, benché per cosí impedito cammino; e sempre ne uscivano alcuni de' compagni nostri flagellati, dirotti, e con le vesti tutte lacere e con le mani scorticate. E gli alberi che cosí tronchi o disradicati sono, sono grossissimi, e di molta maraviglia a vederli a quel modo, massimamente allontanati tanto da quel luogo dove cresciuti si erano, e di modo l'un sopra l'altro e l'un con l'altro intricati e intessuti che a punto pare, come s'è già detto, una opera diabolica; e non è occhio umano che veggendolo ne resti senza supremo spavento.
      Delli due uracani che ho detto che in questa isola a' tempi nostri accadettero, ho in questa città molti testimonii degni, e del secondo ne ho alcuni qui dentro nella mia casa; e per tutta l'isola sono molte persone che molta facultà vi perderono, come ne sono anco molti in Spagna che con gran lor perdita e de' lor vasselli lo viddero e sentirono nel primo uracane.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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