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      È il vero che accade a scaldarsi e perdersi quando nel tempo dell'ingranarsi sopravengono certe stagioni d'estremi soli.
      Quando è poi secco si raccoglie, e se non si guarda i pappagalli e gli altri uccelli di simile becco vi sogliono fare molto danno. In terra ferma, di piú del pericolo degli uccelli, vi sogliono fare gran danni gl'animali de' boschi, e i porci selvaggi e i gatti mammoni e scimie e altre simili fiere; onde ora bisogna in questa isola guardarsi il campo seminato piú che nel tempo degl'Indiani, per gli animali che si sono fatti selvaggi, come sono vacche, porci e cani, di quelli che si condussero di Spagna. Questo modo di seminare si imparò dagl'Indiani, che cosí lo fanno, ma i nostri cristiani lo fanno assai meglio, per cagione dell'arare della terra, dove si può, e d'altre megliori attezze e comodità che usano nella agricoltura meglio che gl'Indiani. Una misura di maiz che si semina suole darne di frutto sei e dieci e venti e trenta e cento, e piú e meno, secondo la loro bontà e fertilità del terreno dove si semina.
      Raccolto questo grano e posto in casa, si mangia a questo modo: in questa isola e nelle altre lo mangiano o arrostito al fuoco o tenerello, quando è come un latte, e allora lo chiamano ector. Ma quello che è ben curato e di buona stagione (doppo che i cristiani abitarono questa isola) si dà ai cavalli e alle altre bestie da servizio, ed è loro di gran nutrimento e sostentamento. Ma in terra ferma lo mangiano gl'Indiani d'altra maniera, e io voglio qui referirlo, per non averlo a dire piú volte.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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