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      E già si conosce qui l'una dall'altra, cioè la buona dalla cattiva.
      Queste mazzocche o frutti della iuca sono come grosse pastinache, e ancor come grosse rape di Galizia e maggiori; e hanno una scorza aspra di color leonato oscuro, e alcune ne tirano al color berrettino, e dentro sono bianche e dense come una rapa. Di questa iuca fanno certe torte grandi, che le chiamano cazabi, e questo è il pane ordinario di questa isola e delle altre abitate da' cristiani; e di questa maniera si fa. Dapoi che gl'Indiani e Indiane hanno tolto al frutto della iuca quella sua scorza, raspandola come si fa alle rape e non lasciandovi punto di quella crosta, con certe loro concole o cappe sante, cosí mondo lo grattano con certe pietre aspre e con grattaruole che essi a questo effetto tengono; e grattato che l'hanno lo pongono in un cibucan, che essi dicono, che è una vite o soppressa fatta come una sachetta lunga a modo di sportella, tessuta di liscie scorze d'alberi, di lavoro d'una stuoia di palma, ed è lunga dieci o dodeci palmi e grossa come una gamba o poco meno, in tondo. Questa sacchetta o soppressa empiono di questa iuca grattata, e la pongono poi fra la vite di legno, legata da un capo, e dall'altra parte da basso vi attaccano gravi contrapesi di pietre grosse; onde si viene a stringer di modo il cibucan, che vi si spreme la iuca, di sorte che il succo se ne esce tutto e si scola in terra per le giunture della sacchetta o sportella. A questo modo, quando vogliono che si perda, si sparge tutta per terra quella pestifera acqua, e quello che resta spremuto dentro il cibucan è apunto come mandorle ben espresse e cavatone il succo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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